Sulla propaganda da Goebbels a Minzolini

Subject:
Studiando Goebbels e Minzolini [da wikipedia e repubblica.it]
Date:
Sun, 04 Oct 2009 19:00:15 GMT
From:
L <parmenide_2002@yahoo.it>
Organization:
[Infostrada]
Newsgroups:
it.cultura.filosofia, it.politica, it.media.tv


http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Goebbels

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cit on
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Joseph Paul Goebbels (Rheydt, 29 ottobre 1897 – Berlino, 1º maggio 1945)
fu uno dei più importanti gerarchi nazisti, Gauleiter di Berlino dal
1926 al 1945, Ministro della Propaganda nel Terzo Reich dal 1933 al
1945, Ministro plenipotenziario per la mobilizzazione alla guerra totale
dall’aprile 1945, Generale della Wehrmacht con l’incarico della difesa
di Berlino dall’aprile del 1945, e, dopo il suicidio di Hitler, (30
aprile 1945), per quasi due giorni, Cancelliere del Reich.

Essendo laureato in filosofia e letteratura, e comunque una delle
persone più colte tra i nazionalsocialisti del Terzo Reich[1], furono in
molti (tra cui lo stesso Führer Adolf Hitler) a chiamare il Ministro
Herr Doktor (cioè Dottore)[2]. Le sue innovative, brillanti e avanzate
tecniche di propaganda furono uno dei fattori che consentirono al
Partito Nazista l’ascesa al potere in Germania nel 1933.

Fu il principale artefice delle campagne di “arianizzazione” rivolte
contro l’«arte degenerata» e la «scienza ebraica, massonica e
bolscevica» che costrinsero all’esilio centinaia di artisti e
scienziati, ebrei e non. Rimangono famosi i roghi di libri che egli
organizzò a Berlino istigando gli studenti nazionalsocialisti a
perlustrare e saccheggiare le biblioteche alla ricerca di opere proibite
dal regime.[3]

Durante la guerra, e specialmente dopo i primi rovesci al fronte che
resero critica la situazione della Germania, l’abile opera di propaganda
portata avanti da Goebbels con perizia e fanatismo riuscì in buona parte
a convincere il popolo tedesco ad accettare i sempre più numerosi
sacrifici che gli erano imposti. Egli creò un nuovo modo di fare
propaganda, ancor oggi largamente utilizzato, basato sulla continua
ripetizione di notizie parziali o palesemente false rigidamente
controllate dal vertice: il futuro «radioso» della Germania, il pericolo
delle «orde asiatiche» che non avrebbero avuto pietà della Germania, la
crudeltà degli alleati che chiedevano una «resa incondizionata», le
«armi miracolose» sono solo alcuni dei temi utilizzati che contribuirono
ad alimentare la resistenza quando l’esito della guerra, dopo gli
iniziali successi, era già compromesso e ad allontanare l’ora della
disfatta.

Durante l’ultimo mese di guerra (aprile 1945), Goebbels ricevette dal
Führer due importanti nomine che lo resero ufficialmente il numero due
del Terzo Reich; dapprima venne nominato Ministro plenipotenziario per
la mobilizzazione alla guerra totale, poi Generale della Wehrmacht con
l’incarico della difesa di Berlino. Quest’ultimo incarico significò
molto per Goebbels perché, anche se per pochi giorni, era entrato
nell’esercito, possibilità sempre negatagli durante la Grande Guerra per
via della poliomielite che lo rese non idoneo a prestare servizio
militare.

Hitler, nelle sue volontà, lo nominò Cancelliere del Reich della
Germania (con Karl Dönitz come Presidente del Reich).[4]

I dettagli delle ultime ore e della morte del ministro della Propaganda,
di sua moglie e dei loro sei figli (vedi famiglia Goebbels) sono ancor
oggi in parte non completamente chiariti.

La sera del 1º maggio, alle ore 20, la signora Goebbels insieme ad un
medico delle SS, Helmut Kunz, narcotizzò i suoi figli con della morfina.
Una volta addormentati Magda Goebbels (forse con l’aiuto del dottor
Ludwig Stumpfegger), li uccise rompendo dentro la loro bocca una capsula
di cianuro, potentissimo veleno.

Poi Goebbels, secondo la ricostruzione fatta da alcuni storici, sparò
alla moglie rivolgendo quindi l’arma verso di sé; secondo altri
studiosi, invece, egli e la moglie, date disposizioni per la cremazione
dei loro corpi, si sarebbero fatti uccidere con due colpi alla nuca
esplosi da un attendente. Di fatto, quando i loro corpi vennero
ritrovati dai sovietici erano carbonizzati a tal punto da non poter
discernere la verità.

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cit off
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Su Augusto Minzolini:

http://it.wikipedia.org/wiki/Augusto_Minzolini

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cit on
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Carriera [modifica]

Dopo aver ottenuto la maturità classica, comincia nel 1977 a lavorare
come giornalista. Svolge il praticantato all’agenzia di stampa Asca. Nel
1980 diventa giornalista professionista.
Nel 1983 è collaboratore del settimanale Panorama, che lo assume due
anni più tardi. Nel 1990 è assunto a La Stampa di Ezio Mauro; due anni
dopo il successore Paolo Mieli lo nomina inviato. Carlo Rossella lo
promuove editorialista nel 1997 [1]. Nel 1998 intervista ad Hammamet
(Tunisia) Bettino Craxi per il programma «Passioni», andato in onda su
Rai Due il 15 luglio 1998 [2], che suscitò alcune polemiche[3][4][5].

La giuria internazionale del Premio Ischia, nell’edizione 2009,
presieduta da Lucia Annunziata, ha conferito a Minzolini un
riconoscimento speciale.[6]

Colpi giornalistici (scoop) [modifica]

Il 22 marzo 1994, in un suo articolo su la Stampa apparve una
dichiarazione di Luciano Violante, all’epoca presidente della
Commissione Antimafia, che rivelava il coinvolgimento di Alberto
Dell’Utri, fratello di Marcello Dell’Utri, braccio destro di Silvio
Berlusconi, in una inchiesta giudiziaria insieme al boss mafioso Nitto
Santapaola[7]. Violante smentì e querelò Minzolini, ma fu costretto a
dimettersi per il clamore suscitato dalle sue dichiarazioni. Nel 1996
Minzolini rivelò che l’intervista, nella parte relativa alle
dichiarazioni di Violante su Dell’Utri, non era mai avvenuta ed era
«frutto di impressioni soggettive determinate da un malinteso
all’interno di una conversazione su altro soggetto»[8].
Nel 1997 Minzolini rivelò su La Stampa, lasciando spiazzate le altre
testate, l’accordo per eleggere Massimo D’Alema alla presidenza della
Commissione bicamerale per le riforme costituzionali.
Nello stesso anno fu l’unico a scoprire il luogo della cena nella quale
Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Massimo D’Alema e Franco Marini
siglarono il «patto della crostata» sulle riforme della Costituzione.

Direttore del Tg1 [modifica]

Il 20 maggio 2009 viene nominato a maggioranza dal CdA Rai direttore del
TG1, senza i voti di tre esponenti del centrosinistra, che avevano
abbandonato l’aula giudicando la nomina “irricevibile”, ottenendo il
voto favorevole del presidente della Rai Paolo Garimberti.[9].

Nell’estate 2009 Minzolini è a centro di forti polemiche perché accusato
di oscurare al Tg1 le notizie sugli scandali sessuali che vedono
coinvolto Berlusconi a Villa Certosa e Palazzo Grazioli. L’opposizione
lo accusa di fare un Tg di regime che nasconde o manipola le notizie
scomode al Governo. Minzolini si difende dichiarando che nel suo
telegiornale non intende inserire notizie fondate solo sul gossip; ma
per il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, il
neo-direttore del Tg1 è «un gossipparo», anzi «l’Emilio Fede del
servizio pubblico» che toglie spazio alla politica e alle notizie in tv
e per questo «andrebbe licenziato per giusta causa». [10] Per questa sua
scelta di glissare sulle notizie relative al premier Silvio Berlusconi
Marco Travaglio in un suo articolo su l’Unità lo ha soprannominato
“Scodinzolini”.[11]

In relazione a queste scelte editoriali su internet ha cominciato a
circolare un articolo di Minzolini scovato da un blogger (e in seguito
segnalato dal giornalista Vittorio Zambardino) che riporta una sua
passata dichiarazione in cui il direttore del principale telegiornale
Rai, contraddicendo quello che avrebbe detto anni dopo per giustificare
l’oscuramento sul suo telegiornale delle notizie sugli scandali sessuali
che coinvolgono Berlusconi dichiarò: «Un politico è un uomo pubblico in
ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come
tale……..penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata
dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li
avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon
servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato
di ipocrisia…..La distinzione fra pubblico e privato è manichea:
ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è
pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico». Il
confronto tra questa dichiarazione e gli attuali comportamenti omissivi
è stato anche al centro di una puntata di Anno Zero del 1/10/2009, che
ha affrontato il tema degli scandali sessuali del premier e
dell’informazione di regime . [12]

La scarsa informazione sull’inchiesta di Bari del Tg1 e anche del Tg2
provoca l’emissione di un comunicato congiunto dei comitati di redazione
delle tre testate Rai: «Siamo tutti Tg1, siamo tutti, noi giornalisti
della Rai, contro le scelte editoriali di chi occulta le notizie e rende
agli italiani un pessimo servizio pubblico radiotelevisivo». Secondo i
giornalisti RAI, Minzolini deve comprendere «qual è il compito del
direttore di una testata del servizio pubblico, tenuta a raccontare e
rappresentare, con tutti i punti di vista, i fatti che hanno rilevanza
nella vita del Paese. Un impegno che mai può venir meno e mai può
permettersi di tacere notizie o impedire una loro corretta e completa
lettura».[13]

Altre aspre polemiche si sono sollevate dopo l’editoriale straordinario
nell’edizione serale del Tg1 del 3 ottobre dove il direttore prendeva
apertamente posizione contro la manifestazione per la libertà di stampa
indetta dalla FNSI per lo stesso giorno definendola “incomprensibile”.
Contro questo editoriale “anomalo” si sono espressi oltre a molti
esponenti politici dell’opposizione, anche il Codacons e lo stesso
comitato di redazione del Tg1 che in un comunicato si è dissociato dalle
dichiarazioni di Minzolini e ha chiesto ai vertici aziendali di essere
convocato con urgenza.[14][15]

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«Minzolinismo» [modifica]

Gli viene attribuita l’invenzione del «minzolinismo», neologismo nato a
metà degli anni ’90, inteso come «forma di giornalismo che si basa sulla
raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, senza
alcuna verifica delle informazioni raccolte» [1][18].
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cit off
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da Repubblica.it
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/liberta-stampa-2/cdr

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cit on
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POLITICA

Comunicato dei giornalisti contro Minzolini che in un editoriale
ha attaccato la manifestazione sulla libertà di stampa dell’Fnsi

Rai, il cdr del Tg1 contro il direttore
E interviene Garimberti: “Irrituale”

La replica del direttore: “Gli intolleranti siete voi”. L’Usigrai
risponde

ROMA – Il comitato di redazione del Tg1 in rivolta contro il suo
direttore Augusto Minzolini. A far alzare al voce al cdr sono stati i
servizi andati in onda ieri in relazione alla manifestazione sulla
libertà di stampa promossa dalla Fnsi e l’editoriale dello stesso
direttore che affermava di non capire il senso di quella protesta:
“Denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo”,
affermava Minzolini. Il cdr ha così deciso di chiedere ai vertici Rai
“una convocazione urgente per esprimere le nostre preoccupazioni”.

Ed è intervenuto anche il presidente della Rai Paolo Garimberti che
giudica “assolutamente irrituale quanto accaduto”. Il presidente
scriverà domani mattina al direttore generale “per evidenziare questa
irritualità”.

In serata è stato letto al Tg1 il comunicato del Comitato di Redazione:
“Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna
manifestazione. Ieri il direttore lo ha allineato contro la
manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà
d’informazione, cui ha aderito una moltitudine di cittadini”.

“Il Tg1 – continua il comunicato – ha per sua tradizione un ruolo
istituzionale, non è un tg di parte. E’ il Tg di tutti i cittadini,
anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto
dell’articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto
di aver fatto una cosa ‘incomprensibile’. Il Tg1 va in tutte le case”.
“E’ servizio pubblico – afferma ancora il cdr – e rispetta ogni opinione
e sensibilità per non mettere in gioco il suo patrimonio di credibilità.
Ai telespettatori che in queste ore fanno giungere le loro proteste
l’impegno del comitato di redazione perché siano recuperati rispetto ed
equilibrio”. Il comunicato si chiude con la richiesta ai vertici di
viale Mazzini di un incontro urgente.

Nuovo scontro. A breve arriva la risposta di Minzolini: “E’ la
dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa ma è
intollerante verso chi ha un’opinione diversa”. E immediata la
controreplica dell’Usigrai: “Tempo zero al pensiero di Roberto Saviano e
del costituzionalista Valerio Onida, un minuto per sè alle 20. Non so
con quale consapevolezza parli Augusto Minzolini, uomo simbolo
dell’occupazione della Rai – dice il segretario Carlo verna-. Se neofita
della televisione non abbia ancora capito cosa significhi l’attribuzione
di spazi di massimo ascolto: il Tg1 di domenica è un’altra pagina di
come il giornalismo non dovrebbe essere mai”

(4 ottobre 2009)

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cit off
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Saluti felicità,

L

IdV Ciampino Blog

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